Il bruxismo consiste nel digrignamento dei denti facendoli stridere, dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, soprattutto durante il sonno. Generalmente è considerato come una parafunzione, ovvero un movimento non finalizzato ad uno scopo.
Il digrignamento perdura per 5-10 secondi e, durante la notte, questo evento può ripetersi varie volte. Tipicamente, l’episodio compare nella fase II del sonno (il che può anche essere evidenziato da artefatti che compaiono sul tracciato elettroencefalografico).
Il bruxismo è spesso una patologia sottovalutata, se trascurato e ignorato a lungo termine può provocare un’eccessiva sensibilità al caldo e al freddo con conseguente emicrania e cefalea e nei casi più gravi può determinare la rottura o addirittura la caduta dei denti.
Questo fenomeno è piuttosto diffuso, sembra che circa il 5-20% della popolazione ne sia affetta e può colpire persone di tutte le età.
Sembra che il bruxismo abbia una forte tendenza a manifestarsi nei membri della stessa famiglia, si presenta quindi come una condizione ereditaria.
Attualmente l’unica possibilità per correggere il bruxismo è l’utilizzo del bite che consente di isolare la parte dentale superiore da quella inferiore permettendo ai denti di non consumarsi nonostante il contatto fra essi.
Un importante supporto all’odontoiatra può essere fornito da parte dell’osteopatia, risolvendo il problema legato alla scorretta occlusione dentale.
Attraverso la manipolazione osteopatica sull’aerea cranio-sacrale, sull’apparato masticatore e sul tratto cervicale della colonna vertebrale, è possibile diminuire le tensioni presenti in questa zona apportando anche un notevole sollievo a livello di stress che, come abbiamo visto, può rappresentare una delle cause scatenanti del bruxismo.